L'UMBRIA PERDE DIVERSI MILIONI IN 2 ANNI
Il presidente Bartolini: "Così viene meno lo scopo del PSR. A rischio investimenti su innovazione tecnologica, ricambio generazionale e transizione green. Aumenta il divario tra Nord e Sud Italia"

Perugia – CIA-Agricoltori Italiani dell'Umbria si schiera al fianco dell'Assessore regionale Roberto Morroni, per contrastare, insieme ad altre 5 regioni italiane, la proposta di ripartizione delle risorse del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) per il biennio di transizione 2021-2022 lanciata dal ministro Patunelli. Protesta per la quale è in programma questo pomeriggio, 6 maggio, una conferenza stampa al Senato.


LA PROPOSTA DEL MINISTRO CHE PENALIZZA L'UMBRIA E NON SOLO


Nel piano del ministro è prevista l'introduzione nel 2021 di un 30% di criteri oggettivi ed il mantenimento del 70% dei parametri storici, me le percentuali vengono ribaltate nel 2022, ovvero un 70% di criteri oggettivi e un 30% di parametri storici. La conseguenza, secondo CIA Umbria, sarebbe una perdita di diversi milioni di euro per il territorio regionale che comporta un'inevitabile riduzione del piano di investimenti per le aziende agricole nei prossimi 2 anni; proprio in un momento di grande difficoltà viste le conseguenze economiche provocate dalla pandemia, compresi i ritardi e l'insufficienza cronica dei ristori e, da ultimo, anche il duro colpo della gelata di aprile per cui si stanno ancora quantificando i danni.


COSÌ SI ANNULLA L'OBIETTIVO DEL PSR E AUMENTA IL DIVARIO TRA NORD, SUD E CENTRO ITALIA


Come CIA Umbria, sottolineiamo che non è un caso se la maggior parte delle regioni favorevoli alla proposta di Patuanelli sono quelle del Nord Italia, mentre le 6 regioni che si sono opposte sono del Sud e Centro: Calabria, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Umbria. "Se una parte della ripartizione dei fondi – conclude Bartolini – è legata, come sembra, agli aiuti storici e l'altra alla Produzione Lorda Vendibile (PLV), viene meno la funzione stessa del PSR, che ha come obiettivo quello di migliorare le capacità economiche e reddituali delle aziende agricole e l'inclusione sociale, specie nelle aree rurali meno sviluppate. In questo modo, invece, verrebbero incrementate le risorse economiche solo per quelle regioni che hanno già una certa forza imprenditoriale nel settore primario con un numero alto di imprese agricole, mentre si penalizzano quelle dove il comparto agricolo è già piuttosto debole. Il rischio è di incrementare il divario digitale, innovativo e tecnologico tra Nord e Sud Italia".


MANCATI INVESTIMENTI SU RICAMBIO GENERAZIONALE, INNOVAZIONE E TRANSIZIONE GREEN


"Premesso che siamo consapevolmente favorevoli al superamento degli aiuti storici, in una fase come questa – dichiara il presidente CIA Umbria Matteo Bartolini – cambiare l'assetto delle disponibilità finanziarie al PSR, secondo i nuovi criteri proposti dal ministro, ci mette in allarme perché rappresenta un rallentamento, e non certo un incentivo, alla transizione digitale, al rinnovo del parco mezzi, al ricambio generazionale che da tempo si auspica. Ci chiediamo in che modo sarà possibile raggiungere gli obiettivi che l'Europa ci chiede sulla transizione green, ad esempio l'obiettivo del 25% dell'agricoltura biologica nel 2030 se vengono meno risorse fondamentali come l'aiuto alla conversione dei terreni della Mis. 11 del Psr, unitamente all'aiuto per il mantenimento della produzione biologica stessa, che sappiamo essere meno fruttuosa rispetto al convenzionale. Altro esempio, lo abbiamo constatato di recente, sono le calamità naturali che si possono limitare, in parte, solo grazie alle moderne tecnologie; quindi investimenti sulle stazioni meteorologiche nei campi, irrigazione intelligente, utilizzo del satellitare sui trattori. Sono tutti obiettivi che ci chiede anche l'Agenda 2030 dell'ONU e per i quali è necessario avere a disposizione le giuste risorse proprio attraverso il PSR, con particolare riferimento alla Mis. 4 sugli investimenti".
CIA Umbria, pertanto, si unisce alla mobilitazione della Regione Umbria e della altre regioni, e chiediamo al Governo nazionale di rivedere subito l'attuale piano proposto dal Ministro Patuanelli.

Per interviste e approfondimenti:
Emanuela De Pinto
Ufficio Stampa Cia Umbria
Tel. 340.9200423
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Limite penalizzante per strutture isolate e lontane dalla città. Già persi 1,2 miliardi (dato nazionale)

Il pres. Bartolini: "La Regione Umbria riapra il bando degli indennizzi forfettari per agriturismi e fattorie didattiche, per attutire le perdite del Natale e della seconda Pasqua di lavoro zero"

Perugia – Si riaprono finalmente le porte degli agriturismi italiani, circa 2.000 con alloggio solo in Umbria. Dopo mesi di fermo totale e perdite per oltre 1,2 miliardi di euro dall'inizio della pandemia, da lunedì 26 aprile, con il ritorno delle zone gialle, si potrà tornare a tavola all'aperto nelle aziende ricettive agricole. Ma le limitazioni sugli orari serali potrebbero pregiudicare la piena ripartenza del settore. Questa è la preoccupazione espressa da Cia-Agricoltori Italiani e Cia Umbria.
Le riaperture decise dal Governo rappresentano l'inizio della ripresa per i 24.000 agriturismi italiani e i 100.000 addetti del settore, dopo lo stop forzato di tutte le attività. Purtroppo, le scelte sull'orario serale penalizzano fortemente le strutture agrituristiche, visto che la distanza dalle aree urbane e metropolitane rende quasi impossibile la cena e il ritorno a casa entro le ore 22. Ecco perché, se la curva dei contagi proseguirà la sua discesa, anche grazie al buon andamento della campagna vaccinale, Cia-Agricoltori Italiani chiede alle istituzioni di prevedere già a metà maggio un allungamento degli orari di apertura serali.
"La situazione in cui versano gli agriturismi in Italia è drammaticamente nota. È uno dei comparti più colpiti dagli effetti del Covid -ricorda il presidente nazionale Dino Scanavino- nonostante si tratti di strutture in campagna, spesso in località isolate, con ampi spazi all'aperto per la ristorazione, in cui si può garantire facilmente il distanziamento adeguato tra clienti. Per questo, ora il settore deve poter ricominciare a lavorare appieno, in vista dell'estate e di un rilancio del turismo, anche rurale".
A questo si aggiunge l'appello alla Regione Umbria del presidente Cia regionale Matteo Bartolini: "Sarebbe utile e di buon senso che il Governo locale riproponesse il bando dello scorso settembre, per dare in maniera forfettaria aiuti economici agli agriturismi e alle fattorie didattiche. indennizzi che servono per attutire in piccola parte le perdite subite nelle festività totalmente cancellate, con prenotazioni zero sia a Natale dello scorso anno che a Pasqua 2021. Così come il Governo centrale sta facendo con i decreti Ristori e Sostegni, chiediamo che anche quello regionale si attivi subito per supportare gli operatori economici del settore turistico-ricettivo in questa complicata fase di ripartenza".

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Emanuela De Pinto
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Ingenti danni a frutta e vite: Sangiovese e Grechetto le varietà più colpite

Bartolini, CIA Umbria: "La Regione chieda lo stato di calamità naturale"

Perugia – Una gelata storica, la peggiore degli ultimi 20 anni. CIA Umbria fa il punto della situazione dopo il brusco crollo delle temperature nella notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 aprile, con la colonnina che ha raggiunto il segno meno in diverse zone del territorio umbro, con punte fino a -8 nella piana eugubina. A registrare le difficoltà maggiori, in attesa di verifiche sull'olivo, è il settore ortofrutticolo e quello vitivinicolo, con il Sangiovese e il Grechetto che registrano un danno di produzione notevole, ma non ancora quantificabile.


Le due varietà della vite sono, infatti, le più precoci, oltre ad essere quelle maggiormente coltivate in Umbria. Nel corso delle passate settimane, quando siamo stati sorpresi da temperature elevate che anticipavano l'estate, con punte di 27 gradi, si sono visti i primi germogli. La gelata delle ultime ore, però, denuncia CIA Umbria, ha bloccato lo sviluppo delle viti nel momento più importante con il risultato, anche con un clima ottimale da adesso fino alla vendemmia, di una pianta che sarà ancora in salute ma che darà ben pochi frutti. Gli imprenditori vitivinicoli da questa mattina si sono confrontati in un tam tam di telefonate e videochiamate: una simile condizione metereologica si ricorda solo nei primi anni 2000, con una gelata tremenda che segnò in modo drammatico la produzione agricola nel Centro Italia, e un'altra, ma di minore impatto, nel 2017, sempre in aprile.


Cia Umbria sottolinea, inoltre, l'anomalia del caldo della settimana scorsa, che di certo non ha portato i benefici sperati alla vite, maturata in poco tempo per poi soccombere al precipitare delle temperature in una sola notte.


"In una situazione in cui i cambiamenti climatici sono sempre più vistosi e dagli effetti devastanti, soprattutto per il comparto agricolo, - dichiara il presidente Cia Umbria Matteo Bartolini - occorre attenzionare la Regione affinché valuti l'opportunità di chiedere al Governo lo stato di calamità naturale, così da potersi presto attivare per gli indennizzi ai produttori per i danni provocati dalle gelate. Anche con le esistenti coperture assicurative, infatti, in pochi riescono a ripararsi da tali perdite in quanto le franchigie per i danni da gelo sono ancora troppo esose. La maggior parte riesce a sostenere i costi per le assicurazioni sulle grandinate, ma non sui danni causati da gelate. E quelle primaverili sono tanto inaspettate, quanto micidiali".


Per interviste e approfondimenti:
Emanuela De Pinto
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