Addio coratella e agnello tartufato? Sempre meno agnello sulle tavole umbre. Uno dei piatti tipici del territorio, servito solitamente la domenica di Pasqua, rischia di scomparire dal menù a causa di una durissima campagna mediatica che punta alla dieta vegetariana. A farne le spese sono soprattutto gli allevatori che dichiarano una situazione insostenibile, con prezzi di vendita tra i 2,30/2,50 euro al chilo (peso vivo), con un calo dei consumi del 75% rispetto alla Pasqua 2014/2015, quando i prezzi arrivavano anche a 5 euro al chilo. "Le richieste si sono ridotte moltissimo negli ultimi 5 anni - dichiara Antonello Marceddu, allevatore di ovini e Presidente CIA Orvieto-Fabro - . Per il mercato italiano, e non solo umbro, il consumo di carne di agnello è quasi finito. La conseguenza per noi allevatori è che siamo costretti a rivolgerci al mercato spagnolo, dove il consumo di agnello è ancora alto, almeno il doppio rispetto al nostro Paese. Vendere agli spagnoli, però, significa prezzi di vendita ancora più bassi, in quanto gravati da spese di trasporto e macellazione. Per cui, a conti fatti, la carne ci viene pagata intorno ai 2 euro al kg, ma almeno riusciamo a venderla".
Affinché un agnello possa essere venduto sul mercato per il consumo di carne deve raggiungere un peso vivo tra i 10 e i 13 kg, il cosiddetto 'agnello leggero'. Occorrono 50 giorni di alimentazione con latte materno ed eventuali aggiunte di latte in polvere. "Con i prezzi attuali di vendita ai mattatoi e ai commercianti, – continua Marceddu - abbiamo una perdita effettiva di circa 10 euro a capo. Siamo sotto il costo di produzione".
Se l'agnello non rappresenta più il piatto tradizionale irrinunciabile per gli umbri neanche il giorno di Pasqua, si può immaginare quale sia la situazione nel resto dell'anno, con prezzi che si fermano a 2 euro al chilo. Un picco si è registrato quest'anno nella sola settimana di Natale e si prospetta un rialzo dei prezzi la prossima settimana, a ridosso della Pasqua, ma con una cifra massima di 3 euro al chilo. In Italia, fa eccezione la Sardegna dove l'agnello ha una certificazione IGP, con una forte richiesta interna, e viene venduto quest'anno a 5 euro al chilo, come dichiarato dal Consorzio. Mentre nel Lazio, dove si alleva l'Abbacchio Romano IGP, i produttori ricevono un sussidio PAC che, però, negli anni è diminuito sempre più.
"Se da una parte è quasi finito il consumo di carne di agnello per le persone, - spiega il Presidente CIA Orvieto-Fabro Antonello Marceddu – dall'altra è riscontrabile un aumento di richieste dall'industria del pet food. I commercianti, infatti, ci dicono che la carne non venduta per il consumo alimentare in famiglia, e che resta per molto tempo nelle celle frigorifere, viene alla fine acquistata dalle ditte che producono mangime per cani e gatti".
E non si tratta solo di un cambiamento epocale nel regime alimentare. La questione tocca anche il settore tessile. "Un altro problema che ha abbassato fortemente il prezzo – dice Marceddu – è dovuto alle pelli: le concerie non ritirano più i pellami perché non ci sono richieste dalle industrie tessili e, quindi, i mattatoi si ritrovano a doverle smaltire come rifiuti speciali, a costi aggiuntivi. Fino a 5 anni fa, quando ancora c'era un discreto commercio di capi in vera pelle, i mattatoi che compravano gli agnelli da noi allevatori, vendevano le pelli alle concerie a 10 euro l'una. Oggi, invece, devono smaltirle sostenendo un costo di almeno 1 euro l'una. I margini di guadagno non ci sono".
Tirando le somme, chi continua ad allevare agnelli lo fa solo per la produzione di latte, ed è dura arrestare la tendenza attuale. "La mia azienda fa parte di un team di imprese agricole - conclude l'allevatore Marceddu - che, attraverso la Misura 16 del PSR, sta cercando di ottenere una certificazione di qualità sulla carne di agnello prodotta in Umbria, lavorando con l'ausilio dell'Università di Perugia e della CIA regionale. Forse questo ci darà maggiori opportunità di rimanere sul mercato, attenuando le attuali perdite economiche".

Perugia, 16 aprile 2019

Approvate fondamentali modifiche richieste da CIA al bando "Banco della Terra":punti in base all'età, favorire i residenti in Umbria, da rivedere il punteggio in base ai canoni offerti

PERUGIA – Sono state ascoltate e accolte le richieste dei giovani agricoltori AGIA di CIA circa alcune modifiche al bando "Banco della Terra" che mette a disposizione degli agricoltori diversi terreni e fabbricati, in alta collina e in zona montana, di proprietà della Regione Umbria. Se ne è parlato durante un incontro che si è tenuto  l'11 aprile, nella sede CIA Umbria a Perugia, con la presidente AGIA Cia Umbria Clelia Cini l'Assessore regionale alle Politiche Agricole e Agroalimentare Fernanda Cecchini, l'Assessore regionale allo Sviluppo Antonio Bartolini, il Presidente Afor Agenzia Forestale della Regione Umbria, Giuliano Nalli e l'agronomo Stefano Fornaci. Un dialogo diretto, per ascoltare le istanze dell'imprenditoria agricola giovanile regionale e stabilire insieme le prossime azioni per agevolare il ricambio generazionale in agricoltura.
TRE MODIFICHE NEL BANDO 'BANCO DELLA TERRA': ETÀ, RESIDENZA, OFFERTA CANONE
Un bando pensato per i giovani, che però di fatto mostra al momento tre grosse lacune: nessun paletto anagrafico tra i requisiti di accesso o per l'assegnazione del punteggio, nessuna menzione ai cittadini residenti in Umbria (e questo ha già portato all'assegnazione di alcuni lotti per un totale di 600 ettari di terra nei dintorni del Monte Peglia a ditte di Messina), e più punteggio a chi offre un canone di concessione o di affitto più alto. Sul primo punto, noi di AGIA-CIA Umbria crediamo che la giovane età (sotto i 40 anni) debba necessariamente essere riconosciuta come requisito premiante, che dia un reale vantaggio nell'aggiudicazione di questi terreni e fabbricati. Sulla seconda questione, suona dissonante l'idea inziale di agevolare l'occupazione dei nostri giovani, che risiedono in Umbria e contribuiscono alla ricchezza della regione, senza poi farne un requisito premiante. Noi diciamo, quindi: "Prima gli umbri". Sul terzo punto, attualmente viene attribuito "un punteggio massimo al canone di misura più elevata, agli altri si attribuirà un punteggio proporzionale all'importo del canone proposto". È chiaro che la forza economica di un giovane imprenditore agricolo, che si insedia per la prima volta, non sarà tale da poter concorrere al rialzo nell'offerta. In questo modo, l'accesso al bando risulta in parte già blindato e vantaggio di chi un reddito di fatto lo ha già, e a discapito di chi invece vuole costruirsi un futuro come imprenditore agricolo.
Proposte accolte dagli assessori presenti, che hanno mostrato una totale apertura a migliorare fin da subito l'attuale bando del Banco della Terra. AGIA-CIA Umbria è per questo molto soddisfatta. Il tavolo giovani persegue, infatti, la volontà di CIA Umbria di costruire dal basso le proposte per il nostro futuro, secondo il modello già messo in atto con il progetto "L'Umbria che vogliamo" che chiama a dare la loro opinione tutte le associazioni economiche extra-agricole regionali, oltre i nostri associati, sulla riforma PAC post 2020.
L'OSSERVATORIO REGIONALE SULL'IMPRENDITORIA AGRICOLA GIOVANILE
Soddisfazione anche per l'approvazione dell'Assessore Cecchini alla proposta CIA Umbria di istituire un Osservatorio Regionale sull'Imprenditoria Agricola Giovanile. "Chiediamo la possibilità – ha detto il presidente AGIA Umbria Clelia Cini - di istituire un tavolo regionale dove i giovani possano discutere, condividere e proporre le loro idee su innovazione, produttività e nuovi modelli di impresa agricola. Un confronto aperto e puntuale, che potrà suggerire alle istituzioni quali sono le misure più adatte per favorire il cambiamento generazionale". Attendiamo fiduciosi i prossimi incontri e la modifica del bando 'Banco della Terra', per ridare vita a terreni abbandonati e creare nuova linfa vitale per l'occupazione dei giovani.
LE TERRE DISPONIBILI
Attualmente, il Banco della Terra mette a disposizione:
- Alta Umbria
n. 4433 ettari
- Monte Subasio
n. 20 ettari
- Monte Peglia
n. 1078 ettari

Le priorità della futura PAC? Per gli agricoltori CIA sono il sostengo al reddito e un maggiore valore economico ai produttori
Sì al tetto massimo per penalizzare i grandi beneficiari della PAC
Presentati i primi dati della consultazione on line lanciata da CIA-Agricoltori Italiani dell'Umbria ad AgriUmbria

Bastia Umbra - Il sostegno al reddito per gli imprenditori agricoli dell'Umbria è, con il 70% delle preferenze, la prima misura che la PAC post 2020 dovrebbe garantire. Seguita da un migliore posizionamento degli agricoltori nella catena del valore (63%) e dalla promozione di uno sviluppo sostenibile, secondo una più efficace gestione delle risorse naturali (62%). Sono questi i primi risultati della Consultazione on line che CIA Umbria ha lanciato a febbraio scorso, in una prima fase rivolta solo ai propri associati, attraverso un questionario con 18 domande che scavano a fondo sul futuro della PAC, in vista della riforma in corso a Bruxelles.
I dati sono stati presentati sabato 30 marzo, nel corso di un incontro dal titolo "PAC post 2020 – L'Umbria che vogliamo", che si è tenuto nell'affollata Sala Maschiella di AgriUmbria, a Bastia Umbra. Una tavola rotonda per confrontarsi con le associazioni economiche extragricole dell'Umbria, e non solo, sugli scenari che coinvolgeranno i produttori agricoli per il prossimi anni, nella convinzione che l'agricoltura come fatto culturale e non solo economico, riguarda tutti noi.
I RELATORI PRESENTI
L'incontro si è aperto con un video messaggio dell'On. Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, con il quale ha evidenziato gli attuali punti critici del testo di riforma PAC e la battaglia vinta sulle 'pratiche sleali'. Ad elaborare e presentare alla platea i dati del questionario on line, il Prof. Angelo Frascarelli dell'Università di Perugia. Presenti al tavolo: Carlo Pagliacci, funzionario della Direzione generale per l'Agricoltura e Sviluppo rurale (DG AGRI) della Commissione Europea, direttamente da Bruxelles, Fernanda Cecchini assessore alle Politiche agricole e Agroalimentari della Regione Umbria, Mauro Franceschini presidente Confartigianato Umbria, Lucio Tabarrini presidente Federcarni Umbria Confcommercio, Silvio Ranieri Segretario generale ANCI Umbria, Flavio Biondi responsabile settore agroalimentare Associazione Konsùmer, Gianfranco Domini vicepresidente Associazione Nazionale Cooperative Agroalimentari ANCA Umbria, e Daniele Grigi consigliere sezione Agroalimentare Confindustria Umbria e vicepresidente Giovani Industriali Umbria.
IL QUESTIONARIO CIA UMBRIA
L'86% degli produttori CIA intervistati ha tra i 25 e i 65 anni, solo il 5% ha meno di 25 anni e il 9% ha più di 65 anni. Il 69% sono uomini, il 31% donne. Tra questi, il 56% usufruisce del sostegno della PAC secondo una forbice temporale che va da 5 a 25 anni, solo il 19% ne usufruisce da oltre 25 anni e i 25% da meno di 5 anni.
Gli investimenti sulle infrastrutture (1%) non risultano affatto uno strumento politico della PAC 2014-2020 adeguato per affrontare le nuove sfide, mentre lo sono i pagamenti ad ettaro (33%) e le misure agroambientali (32%) e, in misura minore, anche il sostegno alle forme aggregative (17%) e la formazione (15%) di chi opera nell'agroalimentare. Il sostegno al reddito rimane l'obiettivo prioritario per il 68% degli intervistati CIA, mentre la stabilizzazione dei prezzi (22%) e la tutela dei consumatori (15%) lo sarebbero in misura minore.
In generale, l'83% degli intervistati considera l'attuale modello PAC 2014-2020 troppo complesso e burocratico: solo il 17% non lo ritiene tale. Mentre le cinque tipologie di pagamenti diretti previste nella riforma PAC 2021-2027 sono giudicate soddisfacenti per il 65% degli agricoltori CIA che hanno compilato on line il questionario. Alla domanda, quali settori dovrebbero beneficiare dei pagamenti accoppiati, gli imprenditori CIA hanno messo al primo mosso il comparto zootecnico (29%), a seguire l'olivicoltura (17%), i cereali (11%), il biologico (10%).
Per quanto riguarda il capping, infine, l'83% degli imprenditori agricoli intervistati ritengono che sia giusto fissare un tetto massimo agli investimenti finanziati dal PSR. La percentuale si allarga ancora di più (89%) per gli agricoltori favorevoli all'inserimento del tetto massimo per penalizzare i grandi beneficiari della PAC.
Al termine dell'incontro il presidente CIA, Matteo Bartolini, ha annunciato che, a partire dai prossimi giorni, la consultazione on line sarà aperta a tutti. Una volta raccolti ed elaborati i dati, questi saranno uno strumento di indirizzo lampante per avanzare proposte concrete. "Abbiamo chiara oggi– ha detto il presidente CIA Umbria Matteo Bartolini - l'assoluta necessità, non più rimandabile, di dialogare di più e meglio tra di noi per costruire insieme un nuovo modello di sviluppo realmente condiviso, che parta dal basso per affrontare insieme questa riforma PAC. Abbiamo invitato alla tavola rotonda di oggi tutte le associazioni economiche extragricole proprio nella convinzione che la Politica Agricola Comune non riguardi solo gli agricoltori. Tutti noi, che siamo parte del tessuto sociale del territorio, ognuno con il proprio ruolo, possiamo contribuire a disegnare il futuro dell'Umbria e dell'Europa, creando nuove e più fruttuose alleanze interprofessionali".