Degustazione di vini e prodotti della filiera corta sono protagonisti del mercato agricolo settimanale organizzato da Cia Agricoltori italiani dell'Umbria

PERUGIA - Come ogni venerdì in piazza Puletti torna il Mercato dell'Arco Etrusco: l'appuntamento settimanale a Perugia, dalle 12 alle 19. Non solo un mercato agricolo dove acquistare prodotti di stagione da 15 aziende agricole del territorio per promuovere filiere sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e sociale, ma un mercato non convenzionale. L'iniziativa gode del patrocinio del Comune di Perugia e dell'Università per Stranieri e della collaborazione con le associazioni Assogaribaldi, Sant'Antonio – Porta Pesa e Vivi il Borgo. Tra gli eventi collaterali di questo venerdì, dalle 17 la degustazione di vini a cura della Vineria del Carmine, tra i protagonisti del mercato agricolo settimanale, che vedrà l'assaggio di cinque vini prodotti a La Bruna, Perugia.

AZIENDE AGRICOLE

Sono 15 le aziende agricole umbre, da nord a sud del territorio, e due le cooperative sociali che hanno creduto nel progetto e che ogni venerdì saranno presenti in piazza Puletti. Per l'ortofrutta l'azienda agricola Catarinucci Italo & Biagioni Angeli Sonia (Cannara), azienda Bragetti Marinella (Perugia), Ortoingiro (Valtopina), Agricola Nativa (Perugia). Tra i produttori di formaggi l'azienda agricola Gatto (Castiglione del Lago) mentre per i salumi Fattoria Nonna Maria (Montone) e l'agriturismo Faro Rosso (Gubbio). Ci sarà la vineria del Carmine (Umbertide) e la birra di Luppolo Made in Italy (Città di Castello). Presenti anche due realtà di agricoltura sociale, la Semente (Spello) e Ariel Cooperativa Sociale (Foligno), mentre a vendere legumi, cereali e pasta il Palombaio (Perugia) e la società agricola biologica "I Piani" di Generotti Carlo e Figli (Costacciaro). Per i prodotti da forno, zafferano, confetture e conserve l'agriturismo Il Corniolo (Corciano) e l'azienda agricola Di Mario Daniela (Monte-gabbione).

Per l'occasione Cia offrirà ai cittadini che spenderanno 20 euro di spesa negli stand del Mercato l'accesso gratuito per un'ora al parcheggio a pagamento di Sant'Antonio, nei pressi della piazza.

Cia Agricoltori italiani dell'Umbria

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Un appello al futuro primo cittadino affinché si impegnino nella realizzazione di una struttura territoriale coinvolgendo anche i comuni limitrofi

Bartolini: "Una nuova struttura, moderna e sostenibile, per consentire gli allevatori di abbattere le spese a vantaggio dei consumatori e favorire nuove opportunità imprenditoriali e di lavoro"

TERNI - In vista delle prossime elezioni amministrative a Terni, Cia Agricoltori italiani dell'Umbria si è fatta portavoce per lanciare un appello al futuro sindaco affinché si impegni nella realizzazione di un mattatoio territoriale coinvolgendo anche i comuni limitrofi. E lo ha fatto con un incontro in cui ha invitato a partecipare i sette candidati a diventare primo cittadino di Terni.

Insieme a Matteo Bartolini, al presidente di Cia Umbria, Fabrizio Busti, il presidente di Cia Terni, Mario Illuminati, imprenditore e membro del comitato esecutivo regionale di Cia con delega alla zootecnia, Romeo Corazzi, Asl Umbria 2, i candidati a sindaco di Terni: Stefano Bandecchi, Paolo Cianfoni, Emanuele Fiorini, Jose Maria Kenny, Orlando Masselli e Silvia Tobia. Per il candidato Claudio Fiorelli, impossibilitato a partecipare, era presente Thomas de Luca.

Fabrizio Busti, ha ringraziato i candidati per aver accolto l'invito e ha spostato subito l'attenzione sul tema del mattatoio. "Il settore zootecnico è di grande importanza per la nostra città e per i territori circostanti, rappresentando una fonte di reddito per molte famiglie e contribuendo alla valorizzazione dei prodotti tipici locali. Tuttavia, la mancanza di un mattatoio territoriale rappresenta un ostacolo importante per lo sviluppo di questo settore, costringendo gli allevatori a trasportare gli animali nelle strutture presenti nelle zone limitrofe che, ad oggi, risultano inefficienti, piccoli e caratterizzati da alti costi di lavorazione".

Alla base della riflessione, c'è la convinzione di Cia che la realizzazione di un mattatoio territoriale, in collaborazione con i comuni limitrofi, rappresenterebbe una grande opportunità per lo sviluppo sostenibile del settore zootecnico, garantendo una maggiore sicurezza e qualità dei prodotti e riducendo al minimo gli impatti ambientali legati al trasporto degli animali.

"Inoltre – ha sottolineato il presidente regionale Matteo Bartolini - , la creazione di un mattatoio territoriale rilancerebbe il comparto e consentirebbe agli allevatori di abbattere le spese, anche a vantaggio dei consumatori e potrebbe favorire la nascita di nuove opportunità imprenditoriali e di lavoro, creando posti di lavoro locali e sostenibili e promuovendo lo sviluppo di una filiera corta e di qualità.

Pertanto, chiediamo al futuro sindaco della città di Terni di assumersi l'impegno di realizzare un mattatoio territoriale, coinvolgendo i comuni limitrofi e collaborando con gli allevatori e le associazioni del settore per garantire un'agricoltura sostenibile, rispettosa dell'ambiente e delle tradizioni locali. Siamo convinti che la creazione di un mattatoio territoriale rappresenterebbe un passo importante verso un futuro più sostenibile e solidale per la nostra città e i territori limitrofi".

A parlare sono i dati, dell'Asl Umbria 2. "Nel 2019 – ha sottolineato Corazzi - , ultimo anno intero d'attività del mattatoio visto che nel 2020 è stato poi chiuso e smantellato, i capi macellati sono stati bovini e bufalini 1850, ovicaprini 7277, suini 11.799 ed equini 15 con una media settimanale di circa 400 capi. In questa riflessione si può pensare come una nuova struttura, efficiente e fatto con criteri moderni, possa ad esempio diventare un punto di riferimento per zone limitrofe, come ad esempio Rieti, dove anche li non c'è più un mattatoio. Tra gli aspetti positivi di una nuova struttura, quelli del benessere animale con la diminuzione dei tempi di trasporto e attesa nelle stalle di sosta con la diminuzione dello stress che si ripercorre anche sulla qualità delle carni". Oltre alla macellazione sarebbe utile l'attività di sezionamento e confezionamento comprese quelle per la macellazione per uso privato, un centro di lavorazione selvaggina e l'istituzione al suo interno di una scuola di formazione per addetti alla macellazione e norcineria.

La dotazione di un mattatoio di comunità, si è detto, rappresenterebbe anche una risorsa fondamentale all'interno di uno scenario di sviluppo locale più ampio che comprende la trasformazione dei prodotti, il turismo rurale e la ristorazione di qualità di un territorio presso agriturismi, ristoranti e macellerie. Senza dimenticare le produzioni che puntino a valorizzare le tradizioni di un territorio, come, ad esempio, nelle norcinerie e l'arte della lavorazione delle carni suine ad opera del norcino rappresentate dalla norcineria e, quindi, dall'arte della lavorazione delle carni suine ad opera del norcino.

I candidati hanno preso parte al dibattito e, tutti, all'indomani delle elezioni, hanno concordato nel volere aprire dei tavoli di confronto per attualizzare un progetto comune.

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Venti i concessionari che sarebbero messi davanti ad una scelta: l'acquisto o l'abbandono forzato dell'azienda.

"A rischio attività agricole a conduzione familiare, parte integrante della comunità, che hanno contribuito a contrastare il declino demografico di queste zone e a tutelare e valorizzare questo territorio montano".

PERUGIA – "La Regione Umbria vuole vendere una parte consistente del patrimonio immobiliare pubblico che amministra. Come i 20 casolari, con i fondi rurali relativi, sul Monte Peglia nel comune di San Venanzo attraverso un'asta pubblica riconoscendo un diritto di prelazione agli attuali concessionari. Ovvero attività agricole a conduzione familiare che sono parte integrante della comunità, contribuendo a contrastare il declino demografico di queste zone e a tutelare e valorizzare questo territorio montano. I concessionari sarebbero messi davanti ad una scelta: l'acquisto o l'abbandono forzato dell'azienda. Quando nel secondo dopoguerra è cominciato l'abbandono delle aree rurali del Monte Peglia, c'erano circa 140 casolari. Oggi, quelli che non sono ruderi, sono quelli abitati, custoditi e tenuti vivi dalle attività produttive dei concessionari dei casolari. Pur di restare, questi imprenditori agricoli, negli anni hanno fatto ricorso a rimesse familiari e a lavoro esterno, e ora non sono in condizione di esercitare il diritto di prelazione.

Viviamo in un momento critico su diversi fronti e dove l'Europa stessa ci ricorda il rischio, anche a causa dei cambiamenti climatici, della sicurezza alimentare. Al centro del dibattito c'è la volontà di modificare la tipologia degli allevamenti, passando da quelli intensivi, altamente inquinanti, verso quelli sostenibili. Come la tipologia di allevamento che troviamo nei terreni del Monte Peglia e che dovrebbe essere premiata e sostenuta.

Di fronte a tutto questo e all'urgenza dettata anche dai bisogni energetici, la Regione Umbria intende privatizzare questi terreni lasciando ampio spazio ad azioni di speculazioni da parte di coloro che nulla hanno a che fare con il presidio del territorio, con l'agricoltura utile e sostenibile e ben inserita in una comunità locale.

A gennaio, sulla questione, abbiamo richiesto un incontro urgente con la presidente Tesei e il vicepresidente Morroni, ma non c'è mai stata data risposta. Ora crediamo sia arrivato il momento di tornare a chiedere un incontro con chi governa la Regione invitandoli ad ascoltare chi, per anni, ha promosso e valorizzato un progetto di sviluppo economico e sociale in un territorio pieno di difficoltà, ma grazie alla comunità rappresentato da chi lo vive, ricco al contempo di opportunità".

 

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