In Umbria crescono le aziende  del settore agricolo: 16.549 nel 2021, ma quelle femminili sono sempre meno se ne contano appena 5.404, e nell'ultimo anno ne abbiamo perse ben 52

La presidente Donne in Campo Umbria: "Non possiamo dimenticare le donne ucraine"

Perugia – L'agricoltura rosa ha ben poco da festeggiare in Umbria. Continua lo sgretolamento del tessuto imprenditoriale agricolo femminile sul territorio, in perdita costante dal 2019. Solo nell'ultimo anno, il 2021, abbiamo detto addio a 52 aziende agricole guidate da donne. Le ragioni sono tante e ancora non si vedono soluzioni mirate al problema. Nonostante tutte le difficoltà economiche che le produttrici stanno vivendo, in questo momento complicato aggravato dalla guerra in Ucraina, le imprenditrici agricole dell'Umbria colgono l'occasione delle celebrazioni dell'8 marzo - Festa della Donna – per manifestare la loro solidarietà alle tutte le donne, compagne e madri ucraine, che scappano dagli orrori e dal massacro della guerra.

I DATI DELLE IMPRESE AGRICOLE FEMMINILI IN UMBRIA E IL DIVARIO CON GLI UOMINI
Scenario nazionale. Se è vero che l'agricoltura al femminile negli ultimi trent'anni ha registrato in Italia una forte impennata, arrivando nel 2021 a quasi 207.000 imprese, non possiamo considerare il divario professionale ancora presente tra i generi. Secondo dati recenti, le donne in Italia possiedono il 21% della superficie agricola utilizzata e la dimensione delle loro imprese è inferiore rispetto alla media totale (circa 8 ettari): circa il 78% di esse è al di sotto dei 5 ettari (contro il 9,1 delle aziende maschili), mentre il 20% si colloca al di sopra dei 100 ettari. Il volume di produzione delle imprese femminili, inoltre, è in media pari a 16.000 euro contro i circa 30.000 di quelle maschili.
In Umbria il quadro diventa ancora più cupo. Dal 2019, infatti, si registra una diminuzione costante delle imprese agricole al femminile. Secondo Unioncamere, a dicembre 2021 si contano 5.404 aziende agricole femminili sul territorio regionale, contro le 5.456 del 2020 e le 5.473 del 2019. Interessa soprattutto notare come il quadro delle imprese agricole in totale, in Umbria, sia migliorato nell'ultimo triennio: 11.140 aziende agricole complessive tra uomini e donne nel 2019, 11.180 nel 2020, fino ad arrivare a 16.549 nel 2021. Quindi, se solo nell'ultimo anno sul territorio regionale sono nate ben 5.369 nuove imprese agricole, dobbiamo constatare amaramente che nello stesso tempo ne abbiamo perse 52 a conduzione femminile.
Secondo Veronica Lazzara, neo presidente Donne in campo Cia Umbria, le motivazioni sono da ricercare in primo luogo alle circostanze causate dalla pandemia da Covid che ha costretto molte donne lavoratrici a rinunciare al proprio lavoro, lasciandolo definitivamente, chiedendo un'aspettativa o comunque riducendo le ore di lavoro, per occuparsi dei figli e di una complessa gestione famigliare tra malattia, quarantena e isolamento. A poco sono serviti gli ammortizzatori sociali previsti dal Governo centrale e dalla Regione Umbria, per chi ne ha potuto usufruire.
QUALI RISORSE PER L'IMPRENDITORIA FEMMINILE? IL BLUFF DEL PNRR
"Ad oggi – segnala Pina Terenzi, presidente nazionale Donne in Campo Cia – l'unico strumento rimane il Fondo Più Impresa di Ismea, che ha esteso alle imprese a totale o prevalente partecipazione femminile le agevolazioni previste per i giovani imprenditori agricoli. Si può richiedere un contributo a fondo perduto fino al 35% delle spese ammissibili e un mutuo a tasso zero per la restante parte, nei limiti del 60% dell'investimento. Purtroppo, dobbiamo constatare che dal fondo da 400milioni previsto nel PNRR per l'imprenditoria femminile restano escluse proprio le 200.000 produttrici agricole italiane, ragione per cui la Cia ha incontrato il Ministro Patuanelli, chiedendo di integrare con una parte di quelle risorse il Fondo Ismea, non essendoci ormai i tempi per una modifica al Piano Nazionale di Ripresa e resilienza". A livello di PSR Umbria, rimane sempre valida la premialità nei punteggi e nell'entità del contributo per le donne imprenditrici.
LA SOLIDARIETÀ DELLE DONNE CIA ALLE DONNE UCRAINE
Dati economici a parte, l'Associazione Donne in Campo Umbria in occasione delle celebrazioni per la Festa delle Donne, comunica la propria vicinanza e solidarietà alle donne che stanno subendo la guerra in Ucraina. "Di fronte a tanto orrore, noi imprenditrici agricole - dichiara la presidente Lazzara, – non possiamo restare indifferenti, perché siamo prima di tutto figlie, compagne e madri. Stiamo valutando con il comitato esecutivo regionale quali strumenti attivare per un'eventuale accoglienza nelle nostre strutture ricettive e nelle fattorie didattiche per regalare qualche giornata di spensieratezza ai bambini ucraini, o come aiuto alla raccolta di beni di prima necessità. Ci stiamo confrontando con le istituzioni preposte sui vari adempimenti e, a breve, saremo in grado di fare la nostra parte nella gara di solidarietà a livello regionale".

Per interviste e approfondimenti:
Emanuela De Pinto
Ufficio Stampa Cia Umbria
Tel. 340.9200423
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Fertilizzanti + 150%, Gasolio +40%, Energia +120%, Mais uso zootecnico +24%, Presenza di cinghiali +111%, Caos nel  Sistema  Informatico  Regionale per il  Gasolio  Agricolo
PACIONI: "SEMINE E RACCOLTI A RISCHIO: CHIEDIAMO INTERVENTI IMMEDIATI DEL GOVERNO REGIONALE"
Orvieto (Tr) – Agricoltori alla canna del gas. Le aziende agricole della CIA dell'Orvietano lanciano l'allarme per l'aumento eccessivo dei costi delle materie prime che servono alla coltivazione e agli allevamenti zootecnici.
I produttori stanno attraversando l'ennesima batosta economica che riguarda ovviamente l'intero territorio regionale (e nazionale): fertilizzanti aumentati del 150% in soli sei mesi, gasolio che segna +40% e il rincaro del 120% delle bollette energetiche, rispetto ai primi mesi dello scorso anno. Questi costi alle stelle innescano un circuito dannoso che mette a repentaglio l'intera filiera agroalimentare, dalle semine ai raccolti fino al commercio, e paventa la chiusura delle stesse aziende. In questo momento si aggiunge – afferma Costantino Pacioni, Presidente Cia Orvieto Pacioni – anche la guerra in Ucraina, da cui l'Italia è dipendente per alcuni prodotti agricoli, in particolare per il mais ad uso zootecnico il cui prezzo è salito ad oggi del 24% rispetto al 2021. Senza contare i danni causati dalla fauna selvatica ormai fuori controllo, con un aumento del 111% a livello nazionale di cinghiali in circolazione".
L'aumento del prezzo del gasolio, poi, è aggravato dai ritardi sul programma informatico della Regione Umbria per l'assegnazione del carburante agevolato ad uso agricolo (Utenti Motori Agricoli – UMA) che raccoglie le richieste, e che ha generato molta confusione e lentezza nei rifornimenti. "È fondamentale far capire che l'aumento dei prezzi che colpisce oggi le nostre aziende agricole, va a colpire di conseguenza anche i consumatori finali, scontando così lo sproporzionato rincaro. – ribadisce Pacioni -. Proseguendo in questo modo per le imprese sta diventando impossibile andare avanti. Ricordiamo che viviamo in un paese dove la maggior parte dei trasporti commerciali avviene su gomma".
Per tutti questi motivi, la Cia di Orvieto chiede alla Regione Umbria interventi immediati e risolutivi. Le decisioni del governo centrale sono notevolmente insufficienti: appena 5,5 miliardi annunciati come aiuti al rincaro energetico per imprese e famiglie non bastano. "Chiediamo - conclude il presidente Pacioni - che il la regione Umbria si faccia portavoce al governo nazionale delle nostre richieste, e che trovi il modo di rendere le procedure per accedere al gasolio agricolo regionale più semplici per i produttori. La procedura deve essere messa al servizio del settore agricolo, non degli uffici, ricordando che il digitale non nasce per creare problemi ai cittadini, ma per risolverli".

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"Si apre una nuova fase per cogliere le opportunità che la pandemia ci ha offerto, grazie ai fondi europei"

"LAVORARE SU EMERGENZA CINGHIALI, ZONE VULNERABILI NITRATI, REDDITO, FILIERE STRATEGICHE PER L'UMBRIA E LA CREAZIONE DI COMUNITÀ DEL CIBO ALL'INTERNO DEI DISTRETTI"

Perugia – Matteo Bartolini è stato riconfermato alla guida della Cia-Agricoltori Italiani dell'Umbria. Si è svolta questa mattina la IX Assemblea elettiva regionale dell'associazione di categoria, nella Sala Trumpet dell'area Jazz Hotel Giò, al termine della quale il 45enne tifernate è stato rieletto per i prossimi quattro anni. La seconda parte della giornata ha visto grande partecipazione il convegno Cia Umbria dal titolo "Ripartiamo dal territorio: reddito, sfida green e digitale", a cui hanno preso parte, con un videomessaggio, il Vice Direttore FAO Maurizio Martina, il Vice Ministro allo Sviluppo Economico Anna Ascani e, in collegamento web il Presidente della Commissione Agricoltura alla Camera, On. Filippo Gallinella, che ha messo in luce tutte le opportunità in campo agricolo che il PNRR (Piano nazionale Ripresa e Resilienza) offre, unitamente alla Legge di Stabilità da poco varata dal governo. In presenza, invece, l'esperto in materia di Pac, Prof. Unipg nonché Presidente Ismea Angelo Frascarelli che ha esposto una dettagliata relazione sulla nuova Pac e sul Piano Nazionale Strategico per la sua attuazione a livello nazionale, il vice presidente della Regione Umbria e Assessore all'Agricoltura Roberto Morroni con un intervento sulle strategie di sviluppo messe in campo attraverso il nuovo PSR. A concludere l'incontro, il vice presidente Cia nazionale, Mauro Di Zio.

DICHIARAZIONI PRESIDENTE MATTEO BARTOLINI
"In questi 4 anni abbiamo iniziato un lavoro faticoso e rivoluzionario che oggi conclude, con successo, la sua prima fase. Ora possiamo dedicarci a una nuova fase che richiede un altro modello di partecipazione in modo da creare un flusso continuo tra le esigenze di tutela settoriale e la strategia di sviluppo del territorio. È arrivato il tempo di cogliere le opportunità che la crisi pandemica ci sta offrendo. Se si ha il coraggio e l'intuizione corretta per guardare al bicchiere mezzo pieno, negli anni a venire ci aspetta il vero percorso di crescita e sviluppo che porterà al vero cambiamento, a ridisegnare una nuova e più moderna agricoltura umbra, più verde e più smart, grazie ai fondi che l'Europa ci mette a disposizione. Ci attendono anni in cui lavorare a stretto contatto con il mondo politico regionale, costruendo rapporti professionali, oltre che umani, basati sulla reciproca autorevolezza e concretezza nelle azioni. Dobbiamo, e lo stiamo già facendo, innalzare ponti con le università e gli istituti di ricerca per poter avviare progetti che puntino alla vera sostenibilità, economica e non solo ambientale, alla transizione ecologica e a quella digitale. Ci sono dossier ancora fermi sul tavolo dei decisori politici che devono essere affrontati: la gestione della fauna selvatica in primis, in particolare l'emergenza cinghiali e ora anche il rischio peste suina, così come le ZVN (zone vulnerabili ai nitrati) da rivedere sul nostro territorio. Uno degli obiettivi a me cari resta la dignità dell'agricoltore, che si traduce in un adeguato compenso economico e riconoscimento sociale per il lavoro che svolge ogni giorno, nonostante le pazzie a cui il cambiamento climatico ci espone e la riduzione delle risorse naturali. Questo è possibile solo riscrivendo le filiere dell'agroalimentare. Credo che nei prossimi anni si debba operare alla creazione di 'Comunità del cibo' all'interno dei Distretti, per ridisegnare in un'ottica di sviluppo sostenibile, la mappa delle relazioni tra cittadini, territorio, produzione, trasformazione e consumo. Come CIA stiamo portando avanti un piano per l'integrazione delle imprese agricole produttrici e quelle turistiche, ristoratori e albergatori: pensiamo all'enoturismo, alle strade dell'olio, ad un Consorzio Dop Umbria che siamo riusciti a riportare in vita da timonieri, all'agricoltura sociale che da sempre vede la Cia in prima fila nei progetti europei già avviati, a quelle filiere che finalmente, dopo tanto impegno, vedono oggi la luce: la filiera del nocciolo, del grano, del tartufo e quella avveniristica del luppolo made in Umbria, progetto che vede fin da subito tra i partner la Cia regionale. Altra sfida è quella del digitale. In questi ultimi due anni, in particolare, l'Europa ha segnato la strada con il New Green Deal e la strategia Farm to Fork. La Cia ne ha capito subito la portata rivoluzionaria e abbiamo lavorato per accompagnare le nostre aziende in questo percorso. Frutto ne è l'accordo con Agricolus, azienda specializzata nella creazione di software per l'agricoltura di precisione, grazie al quale l'imprenditore agricolo associato può finalmente avviare il passaggio alla gestione aziendale completamente digitalizzata. Nuovi obiettivi per un nuovo modello di agricoltura: una più consapevole e vitale generazione di custodi della terra, di visionari, ma con i piedi ben puntati nella realtà".

IL VIDEO MESSAGGIO DI MAURIZIO MARTINA – VICE DIRETTORE GENERALE FAO
"Oggi abbiamo di fronte la sfida digitale e la sfida ambientale, nella loro connessione profonda con i sistemi agroalimentari. Il grande obiettivo dell'Europa è fare fino in fondo la propria parte nella declinazione operativa, pragmatica e realistica negli obiettivi di massima sostenibilità ambientale, utilizzando anche gli strumenti della rivoluzione tecnologica digitale, sapendo che una delle grandi questioni politiche aperte è quella di organizzare strumenti pubblici a servizio delle imprese agroalimentari, perché riescano davvero a utilizzare la transizione ecologica e ambientale come un mezzo utile a realizzare quel nuovo equilibrio di sistema, all'interno di nuovi modelli agricoli e alimentari, alla luce del bisogno primario di riconnettere agricoltura, alimentazione e ambiente secondo standard di modelli diversi da quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Produrre meglio sprecando meno, rimane l'obiettivo fondamentale. Per fare ciò, c'è bisogno di politiche pubbliche adeguate, di una mobilitazione di risorse economiche ma anche di un cambio di mentalità, di risorse umane e professionali diverse da quelle che abbiamo conosciuto in passato. C'è un grande tema aperto sull'adeguamento del know how, delle professionalità, capacità e delle competenze umane a servizio di questi obiettivi, sul quale c'è bisogno di un'accelerazione. Questo è il compito dei governi ma anche delle associazioni di categoria che devono orientare la loro funzione sempre più su questi obiettivi. Dall'Osservatorio Fao abbiamo di fronte un quadro complesso, perché gli effetti della pandemia si fanno ancora sentire, e anche perché la questione climatico-ambientale unita all'emergenza sanitaria ha proprio nei sistemi agroalimentari un punto di delicatezza estremo. Assistiamo ad un aumento degli indicatori legati alla malnutrizione e alla fame in particolare nei contesti dove i cambiamenti climatici imprimono radicali svolte e mutazioni di contesto: c'è una sovrapposizione evidente delle mappe della fame e dei cambiamenti climatici. Se a questo aggiungiamo che ovunque nel mondo assistiamo a un incremento del costo delle materie prime e dei costi energetici legati intrinsecamente all'agricoltura, abbiamo di fronte un tornante molto delicato. Questa è la dinamica che oggi ci preoccupa di più e su cui c'è bisogno di costruire una consapevolezza a tutti i livelli e, in particolare, nella necessità delle politiche pubbliche di definire operativamente nuovi strumenti in ambito europeo per declinare concretamente quel concetto di 'autonomia strategica' più volte evocato durante la pandemia, e che ha a che vedere con il profilo dell'esperienza agricola-alimentare europea, e quindi con la Pac. Dobbiamo collegare gli strumenti della nuova Politica Agricola Comune agli obiettivi della transizione ecologica e digitale. Al contempo, utilizzare al meglio gli strumenti del PNRR è l'unica via che abbiamo per fare questo salto di qualità, per provare a costruire questo cambio di passo nell'esperienza agricola europea. La Fao cerca di accompagnare questo percorso, avendo sempre in testa il collegamento tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati, a servizio anche dei sistemi agricoli più avanzati come quello italiano. Ma anche dentro l'esperienza italiana ci sono dei punti deboli: come quello di trovare un equilibrio più avanzato tra reddito, svolta ambientale e svolta organizzativa; è questo il tema aperto per il futuro delle nostre piccole e medie imprese agricole, quelle realtà che dal basso contribuiscono ad affermare con tanta fatica, ma anche con tanto successo, la peculiarità dell'esperienza agricola italiana. Su questi binari dobbiamo tutti impegnarci, ciascuno per la propria parte, perché viviamo un tempo straordinario che ha tante sfide aperte e tante opportunità da cogliere".

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