Oltre ad una spesa più consapevole, in piazza Puletti anche inserimento lavorativo e autonomia di persone fragili
PERUGIA – L'agricoltura sociale rappresenta uno strumento fondamentale di inclusione e reinserimento per le persone fragili, coniugando il valore della terra e della solidarietà. Ogni venerdì, il Mercato dell'Arco Etrusco di Perugia, organizzato da Cia Agricoltori Italiani dell'Umbria, diventa un punto di riferimento per questa missione, offrendo ai giovani in difficoltà sociali l'opportunità di sviluppare autonomia e competenze pratiche.
Un esempio concreto di questa missione è il progetto dell'azienda agricola Graziano Sampaolo di Nocera Umbra, "Bubo Social Farm – Incontrarsi lungo il cammino". Capofila del progetto, finanziato grazie alla misura 16.9 del PSR per l'Umbria 2014/2020 in agricoltura sociale, l'azienda punta a favorire la piena consapevolezza e autonomia dei ragazzi coinvolti. Le uova, che rappresentano solo uno degli strumenti del progetto, sono il mezzo con cui i ragazzi partecipano attivamente al mercato, riscoprendo la propria autonomia e dimensione sociale.
Per Matteo Bartolini, presidente Cia Umbria e vicepresidente nazionale «comprare queste uova non è solo un atto di spesa, bensì una decisione a favore di un'impresa che fa dell'inclusione sociale, della sostenibilità e dello sviluppo territoriale una propria ragione d'essere. Ricompensare con l'acquisto queste uova vuol dire finanziare un'agricoltura che non guarda solo al guadagno, ma pone la dignità dell'individuo e il valore dell'intero insieme sociale al centro del proprio operato. Per questo chiediamo alla Regione di individuare strumenti normativi e finanziari capaci di sostenere, supportare e stimolare la crescita di questi modelli di sviluppo. L'agricoltura sociale, soprattutto nelle aree interne, può rappresentare una risposta concreta per contrastare lo spopolamento e ridare vitalità ai territori, creando opportunità di lavoro e di inclusione per le fasce più fragili della popolazione».
«Questa esperienza al Mercato dell'Arco Etrusco non è solo un'opportunità di vendita, ma una vera e propria occasione di crescita personale – afferma Marco, uno dei ragazzi coinvolti nel progetto. – Mi trovo benissimo, la parte che mi piace di più è l'organizzazione del lavoro». Graziano Sampaolo, responsabile dell'azienda, sottolinea come «l'incontro con il pubblico e la gestione autonoma delle fasi lavorative – dalla preparazione delle merci alla vendita – rappresentano un passo importante verso l'indipendenza e l'integrazione sociale di questi ragazzi. Il nostro obiettivo è offrire un'opportunità di crescita, accompagnando questi ragazzi a sentirsi parte della società attraverso un percorso di formazione sul campo».
Cia Agricoltori Italiani dell'Umbria continua a promuovere iniziative che pongano al centro la sostenibilità e la solidarietà, con l'obiettivo di costruire una comunità più unita e inclusiva. Ogni visita al Mercato dell'Arco Etrusco rappresenta un'occasione per compiere scelte di consumo più consapevoli. Sostenendo i produttori locali e i progetti di agricoltura sociale, i consumatori possono contribuire attivamente a costruire una comunità più equa, valorizzando la qualità, la sostenibilità e l'inclusione.
Relazioni con la stampa
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Cia Umbria, «Dal passato al futuro: la nuova agricoltura sostenibile tra tradizione e innovazione»
Esperti e istituzioni a confronto a Fabro Scalo sulle sfide dell'agricoltura moderna per un settore agricolo più sostenibile
PERUGIA – Un'occasione per riscoprire le nostre radici, riflettere sul presente e progettare insieme il futuro: dalle tematiche della sostenibilità al ruolo dell'agricoltore nella conservazione del territorio e della biodiversità, fino alle sfide moderne della ruralità. Questi temi sono stati al centro dell'incontro intitolato "Dal passato al futuro attraverso le sfide del presente", che si è tenuto venerdì 7 febbraio a Fabro Scalo, organizzato da Cia Agricoltori Italiani dell'Umbria e con la partecipazione di esperti del settore.
Sono intervenuti Costantino Pacioni, presidente Cia Orvieto, Enrico Brugnoli, ricercatore, dirigente di spicco del Cnr e membro del Cda del Consorzio della Valdichiana, Emma Tedeschini, docente dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell'Università di Perugia, Enrico Pietrangeli, antropologo, Nazzareno Mariucci, agronomo, e Isabella Tedeschini, consulente d'amministrazione e management aziendale. Le conclusioni sono state affidate a Matteo Bartolini, presidente di Cia Umbria e vice presidente nazionale.
Pacioni ha parlato di «una situazione di difficoltà» per gli agricoltori, sottolineando come i costi sostenuti non siano adeguatamente coperti. «Se sul carrello della spesa si percepisce un netto aumento, quello che noi vediamo è una diminuzione del prezzo alla produzione. Ogni 100 euro che il consumatore spende al supermercato, l'agricoltore guadagna 1,8 euro, che è una cifra pari a circa il 2% del totale. In meno di dieci anni, l'Umbria ha perso il 25% delle sue aziende agricole, un fenomeno che ha portato a un progressivo abbandono di terreni, al rischio idrogeologico e incendi. Non possiamo più andare avanti in queste condizioni. Se c'è un incremento nell'industria di trasformazione, si registra una diminuzione del 30% nella produzione agricola. Alle istituzioni chiediamo di essere ascoltati su tutti questi aspetti».
Enrico Brugnoli ha parlato del cambiamento climatico e del suo impatto sull'agricoltura e sulla disponibilità di acqua, sottolineando l'importanza «della gestione delle acque per l'agricoltura e sulla manutenzione del territorio per fronteggiare l'aumento di eventi estremi con frequenti inondazioni ed erosione del suolo». Brugnoli ha anche fatto cenno all'esperienza maturata all'interno del Consorzio di bonifica e a alcuni progetti che mettono al centro «una agricoltura cosiddetta di precisione».
La professoressa Emma Tedeschini ha presentato il progetto di "Citizen Science", che coinvolge i cittadini nella ricerca agricola che studia il microbiota delle foglie di lattuga, con la partecipazione attiva delle comunità locali che partecipano direttamente alla sperimentazione». Una delle fasi del progetto si svolgerà nel territorio dell'alto Orvietano, dove i cittadini contribuiranno alla raccolta di dati e alla sperimentazione sul campo». Pietrangeli ha discusso il fenomeno del Neoruralismo, un controesodo dalle città alla campagna, dove le pratiche agroecologiche contrastano il modello agricolo industriale. «Esempi concreti di pratiche agroforestali mostrano come queste nuove realtà rurali stiano rispondendo alle sfide attuali, combinando tradizione e innovazione in modo efficace e trasformativo». L'agronomo Mariucci ha parlato delle opportunità offerte dai bandi del Csr in Regione Umbria attualmente disponibili e aperti.
Isabella Tedeschini ha evidenziato l'importanza di valorizzare le tradizioni agricole locali, mantenendole vive e adattandole alle specificità del territorio. Tre aree di lavoro: «il capitale umano – ha spiegato - la valorizzazione del territorio e la perseveranza necessaria per portare avanti il cambiamento». Il presidente regionale Bartolini ha concluso l'incontro ricordando che la conoscenza del passato è cruciale per evitare gli stessi errori. Ha evidenziato l'evoluzione del settore agricolo nel dopoguerra, ma anche il declino dei modelli di agricoltura familiare e biodiversità. Contrariamente a quanto affermano alcuni politici», ha detto, «i dati Istat mostrano che nel 2024 le aziende agricole sono scese sotto il milione, rispetto ai 3 milioni di venti anni fa. Se l'export agroalimentare aumenta noi siamo felici ma se contestualmente la produzione di materie prime del nostro paese diminuisce, chi difende l'agricoltura italiana non può tacere o gioire».
UFFICIO STAMPA
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«Il cibo continua a essere sprecato in quantità preoccupanti e oggi siamo tutti chiamati a promuovere la cultura della spesa consapevole, modificando radicalmente il valore che attribuiamo al cibo e ripensandolo come un bene da rispettare e condividere». Con queste parole, Matteo Bartolini, presidente di Cia Agricoltori Italiani dell'Umbria e vicepresidente nazionale, sottolinea l'urgenza di un cambiamento di mentalità in occasione della Giornata Nazionale per la Prevenzione contro lo Spreco Alimentare che cade il 5 febbraio. A tracciare il quadro è il rapporto dell'Osservatorio Waste Watcher International. Stando ai dati elaborati da Ipsos e Università di Bologna tale spreco in Italia è aumentato e rappresenta ormai un valore di 14,1 miliardi di euro, pari 4,5 milioni di tonnellate di prodotti. In termini pro capite, parliamo di 139,7 euro all'anno per il 2024, contro i 126 euro del 2023.
«Uno spreco di cibo, significa spreco di risorse economiche, di beni naturali, quali suolo e l'acqua. Ma anche svalutare il ruolo e la dignità degli agricoltori, custodi di ambiente e territorio. La rivoluzione alimentare spetta a noi e ora, più che mai, serve rafforzare l'impegno di tutti, istituzioni comprese, nel diffondere una nuova coscienza civica in relazione al cibo e ad una spesa consapevole. È fondamentale riflettere sul valore che attribuiamo al cibo. Il primo passo è quello di ripensare al suo significato, andando oltre la visione di un semplice prodotto commerciale. Finché il cibo sarà considerato esclusivamente una merce da acquistare e vendere, priva di un legame profondo con le nostre tradizioni e il benessere collettivo, lo spreco resterà un problema difficile da sconfiggere. Il cibo, infatti, non è solo un bene di consumo, ma rappresenta un elemento che ci connette alle nostre radici, alle comunità e alla natura. Trattarlo come un bene da condividere vuol dire riconoscerne il valore che va oltre il prezzo di mercato: esso è un mezzo per nutrirci, per educarci e, soprattutto, in tempi come questi, per rafforzare i legami sociali e il tessuto comunitario. È quello che stiamo facendo, mettendo insieme produttori, trasformatori e cittadini per costruire filiere alternative del cibo. Come a Perugia con la food coop di via Birago e l'appuntamento settimanale con il Mercato dell'Arco Etrusco (ogni venerdì in piazza Puletti dalle 9.30 alle 15.30) e l'esperienza del villaggio del cibo a Montone».